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Un mondiale di calcio senza il divertimento

Sarà anche vero che a questo mondiale il gioco proposto dalle squadre è scarso, personalmente mi sembra che ciò che manca di più è il divertimento.

Vuol dire avere il piacere di entrare in campo per sfidare gli avversari, il gioco poi è il mezzo per raggiungere questo scopo. Non è un ragionamento ingenuo, è chiaro che le squadre vogliono vincere anche giocando male o con un solo tiro in porta. Tuttavia, quando il piacere manca, si perde il desiderio di fare di tutto per riuscirci. Così succede come a Lukaku che è stato dominato dal senso di rivincita, dalla sua frustrazione di non essere stato decisivo sino a d ora, che invece spesso porta ad agire in modo impulsivo e con scarsa precisione, o le litigate nello spogliatoio su questioni personali che però uccidono il piacere di giocare insieme, o il giocare per mestiere e non per passione come è successo a diversi calciatori non più giovani.

Questa mancanza non è però solo dei calciatori, direi che un ruolo importante per la sua sollecitazione dovrebbe svolgerlo l’allenatore, che se non ne evidenzia la rilevanza in un mondiale, in cui tutto il mondo guarda la tua squadra, direi che fallisce nella sua funzione di guida. Il leader deve infiammare la squadra e pensare come Napoleone quando affermava: “Vinco le mie battaglie anche con i sogni dei miei soldati”.

Gli allenatori hanno questo obiettivo di fare sognare le squadre?

 

Calcio: sport di campioni o di squadra

In tanti scrivono di calcio in questi giorni del mondiale in Qatar alla ricerca di azioni eccezionali. Mi sembra che spesso si parli più dei singoli, anche se campioni, piuttosto che delle squadre. Si legge che Ronaldo è vecchio ma per fortuna ci sono altri che segnano al posto suo, di Mbappé ha già vinto tutto alla sua età, ci si domanda se Messi si prenderà l’Argentina sulle spalle. Si parla poco delle squadre, di ciò che le rende forti e delle loro debolezze.

Si dice spesso che 11 campioni non fanno una squadra ma poi nei commenti si dimostra il contrario e si rivendica che senza campioni non si può vincere. Aveva certamente ragione Boniperti nel dire che l’unica cosa che conta è vincere. Tuttavia, se si vive la partita con questa mentalità si bada troppo al risultato finale e si rischia di perdere di vista la strada che serve per raggiungere questo risultato.

Mi piacerebbe leggere commenti alle partite di questo mondiale, che parlino della strada che una squadra ha percorso in partita per vincere  e non solo della bella azione e del tiro stupendo di tizio. Di come le squadre dimostrano di essere unite in campo. Soprattutto di come le squadre lottano e dimostrano di non arrendersi mai non solo agli avversari ma anche ai momenti negativi che vi sono in ogni partita, come passano da momenti negativi a quelli positivi, da fasi in cui subiscono a quelle in cui sono propositive.

Altrimenti è solo cronaca.

Come prepararsi al mondiale di calcio

Si è già parlato molto di come i calciatori  e le squadre dovrebbero affrontare questa stagione sportiva in cui la Coppa del mondo si gioca per la prima volta in inverno, spezzando in due parti i campionati nazionali. Penso che i giocatori dovrebbero ragionare con l’idea che la partita più importante è quella successiva, senza fermarsi a considerare che è una di campionato, di coppa europea o sarà la prima del mondiale. Infatti, quando si conduce una vita particolarmente impegnativa, giocando ogni settimana partite importanti con la consapevolezza che questo tipo d’impegno si protrarrà sino quasi all’estate del 2023, bisogna ragionare nel dare il meglio di se stessi durante la settimana. Ciò permette di non stressarsi inutilmente con pensieri negativi che riguardano come mantenere la forma fisica e mentale per un periodo così lungo, la paura d’infortunarsi o le troppe partite da giocare ad alto livello. In quest momenti, si deve pensare a ciò che si può controllare nell’immediato, la prossima partita, lavorare per togliersi dalla mente responsabilità maggiori e, poi, lavorare per recuperare. Proprio il recupero dalla partita appena giocata è, a mio avviso, un aspetto centrale dell’allenamento dei calciatori, dalla prevenzione degli infortuni al rilassamento e allo stare con le persone che si ama. Maggiore è l’impegno nel gioco, maggiore è l’importanza di questa fase di recupero. L’impegno è a non accumulare stress psicofisici inutili ora, che sommandosi a quelli futuri possono favorire infortuni e comunque una condizione di stanchezza mentale che richiederebbe tempo per essere smaltita.

Il mio pensiero è quindi di stare concentrati sul presente, che sono la partita stessa e i giorni che separano da questo evento. Il secondo passo, è di dedicare del tempo a recuperare, per potersi ri-mettere dopo pochi giorni nella condizione migliore per giocare un altro incontro. I calciatori, e soprattutto quelli che ipotizzano di giungere alla fase finale del mondiale, dovrebbero ridurre al minimo i loro impegni mondani e sociali, poiché i loro problemi di forma psico-fisica non riguardano solo come arrivare bene a questa competizione ma successivamente riguarderanno come continuare la stagione fino alla conclusione del campionato e delle coppe per le squadre che avranno anche questo impegno.  Sono convinto che i mesi peggiori per i calciatori saranno quelli del dopo mondiale, perchè saranno giustamente stanchi mentre invece le aspettative delle squadre nei loro confronti continueranno a essere elevate. Ancora di più, in questa terza fase della stagione sportiva, sarà importante il lavoro sul recupero che dovrà essere svolto dai calciatori con il pieno sostegno del Club, dell’allenatore e della squadra. La coesione di squadra giocherà un ruolo primario nell’eliminare le lamentele e l’aggressività di chi non è andato al mondiale contro le attenzioni rivolte a chi ci è andato e viceversa nel non permettere una riduzione dell’impegno e della collaborazione in campo in chi ha giocato il mondiale.

Incredibile successo del Qatar nel football

Incredibile che una squadra cresciuta in pochi batta il Giappone.

Forse c’entra anche la motivazione?

Almoez Ali

Yasmina al-Sharshani, la golfista del Qatar

In Qatar, lo sport sa diventando sempre più importante non solo in campo maschile ma anche in quello femminile. Ora anche nel golf le atlete stanno trovando spazio. Yasmina al-Sharshani (26 anni), è una ragazza giovane e dinamica, laureata  in Sports Science all’Università del Qatar, rappresenta la sua nazione Tornei Internazionali di Golf e si sta allenando per Rio 2016. Ha detto: “ Le olimpiadi in Brasile sono la mia ambizione perchè il golf ne farà parte dopo 112 anni di assenza. Mi sto preparando per le olimpiadi e spero di avere l’opportunità di rappresentare il mio paese, il Qatar”.