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Lo sport: premio o punizione?

E’ inziata la scuola e molti genitori preoccupati del rendimento scolastico spesso tagliano lo sport. Il calcio è uno di questi. Allenamenti che saltano e pratica sportiva abbandonata, se il rendimento scolastico non va. L’attività fisica è considerata un premio e quindi, per abitudine educativa, utilizzata di contro come punizione.

“Mens sana in corpore sano” contiene in sé una profonda verità che diviene ancor più realistica se associata all’infanzia e all’adolescenza. Abituare il proprio figlio ad un’adeguata gestione tra scuola e sport è la strategia educativa vincente che punta sul senso di responsabilità, stimolando le capacità organizzative del bambino e del ragazzo. Il desiderio di essere puntuale al proprio allenamento stimola ad organizzarsi, a tirare fuori le proprie capacità gestionali. È importante per i genitori imparare ad utilizzare i desideri dei bambini e dei ragazzi come stimolo e non come fonte punizione,  questo al fine di ottenere risultati duraturi e non semplicemente associati al momento punitivo.

La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità  nel  “Global Recommendations on Physical Activity “ definisce per ogni fascia di età l’attività fisica consigliata. Tra i 5 e i 17 anni raccomanda: “almeno 60 minuti al giorno di attività moderata–vigorosa, includendo almeno 3 volte alla settimana esercizi per la forza che possono consistere in giochi di movimento o attività sportive”.

Questo interesse per l’attività fisica  durante l’infanzia e l’adolescenza conferma l’importanza dello sport  per la crescita fisica e psicologica delle nuove generazioni. Il primo passo da fare è imparare a non considerare lo sport come un capriccio del bambino, da utilizzare come premio e punizione, ma un aspetto fondamentale che va integrato nel percorso educativo del proprio figlio.

(di Daniela Sepio)

Relazione fra preparazione psicologica e rendimento in partita

Un allenatore mi ha chiesto quale sia la relazione fra rendimento in partita preparazione psicologica.

Bisogna entrare in campo uniti e con la voglia di fornire una prestazione ottima (adeguata ovviamente al livello della squadra). Pertanto la preparazione psicologica consiste nell’allenare i calciatori a mettersi in quella che per ognuno è la propria personale condizione psicofisica ottimale. In altre parole al fischio d’inizio dell’arbitro ogni giocatore deve potere dire “Sono pronto”. Il rendimento è influenzato dalla condizione mentale del singolo e della squadra, si tratta quindi d’insegnare agli atleti a mettersi in questa condizione di prontezza psicologica che gli consente di esprimere il proprio valore in campo. Va sempre ricordato che anche se si guida una Ferrari se il pilota non è bravo, anche una 500 può superarla.