La Juve soffre, a mio avviso di un problema che già aveva manifestato lo scorso campionato ma che, dopo la partenza di Ronaldo, la partita con L’Empoli ha messo di nuovo in evidenza.
E’ stato un risultato inaspettato e che deriva da un collasso collettivo.
Questo fenomeno si verifica quando in una squadra la maggior parte dei giocatori gioca al di sotto del suo livello di abilità e delle aspettative. L’unico leader in campo era Bonucci e nessuno degli altri compagni mostra al momento doti li leadership.
Studiando gli sport di squadra in Svezia, Apitzsch [2019] ha rilevato dalle dichiarazioni di 146 giocatori e 15 allenatori di élite che il 70,8% dichiarava di avere vissuto un’esperienza di questo tipo almeno una volta durante il campionato e in prevalenza giocando fuori casa.
Questo fenomeno è principalmente attribuibile a una comunicazione insufficiente e negativa, alla non accettazione del ruolo in campo e a un contagio emotivo negativo tra i giocatori durante la partita. Una specie di pigrizia collettiva che ha impedito alla Juventus d’impegnarsi al 100%, determinata da una perdita di motivazione dovuta alla percezione di giocare contro un avversario più debole e che invece aveva preparato al meglio la partita e dimostrando sul campo il proprio valore. Ronaldo è servito anche ad assorbire le difficoltà della squadra, lui era il vincente che risolveva le partite con un gol quasi certo (tutti hanno detto con Ronaldo parti 1-0) ed era anche il capro espiatorio da attaccare per il suo individualismo. Andato via, alla prima partita la Juventus ha mostrato una carenza di presenza sul campo, personalità, deprimente.
Nel calcio gli episodi più clamorosi di collasso collettivo sono accaduti durante la semifinale della Coppa del Mondo del 2014 svoltasi in Brasile, dove la nazionale brasiliana perse 7-1 contro la Germania e nel 2005 durante la finale di Champions League Milan-Liverpool svoltasi a Istanbul, quando la squadra italiana perse la partita dopo avere concluso il primo tempo in vantaggio di 3-0.