Ho assistito a una seduta di ‘allenamento di una giovane tennista basato sulla ricerca delle sensazioni connesse all’esecuzione ottimale del suo servizio. E’ stato un allenamento intenso in cui concentrazione sul gesto corretto, sensazioni e esecuzione sono state sollecitate in modo contemporaneo, per determinare un miglioramento di questo fondamentale. Nell’insieme è stata una sessione in cui la componente mentale e quella tecnica sono state impegnate in modo costante.
Un primo effetto di questo tipo di esercitazione risiede nel rendere consapevole la tennista delle sensazioni connesse al movimento sbagliato e a quello corretto. L’allenatore non ha mai detto all’atleta: “Fai così perché è meglio.” Al contrario l’ha guidata a provare nei due diversi modi e a valutare da sola quale determinava il servizio migliore. Lo sviluppo di una consapevolezza diversa da quella avuta sino a quel momento è stato il tema principale su cui questo allenamento si è sviluppato. La tennista ha potuto così sviluppare un’opinione personale su quale movimento era migliore, convincendo se stessa in funzione del risultato che otteneva.
E’ chiaro che in questo modo la memorizzazione degli elementi nuovi del gesto tecnico è stata molto più profonda poiché si è basata non tanto sul seguire le istruzioni dell’allenatore quanto piuttosto sulla presa di coscienza che il gesto suggerito era più vantaggioso. Allenamenti di questo tipo dimostrano quanto sia importante stimolare i processi mentali dei giovani atleti, servendosi delle sensazioni fisiche che provano nel fare in un modo piuttosto che in un altro e, successivamente, della valutazione da parte della tennista dell’efficacia del tiro.