Ieri ho scritto a Glyn Roberts in relazione allo special issue dell’International Journal of Psychology che pubblicheremo quest’anno per festeggiare i 50 anni di questa rivista, nata nel 1970. Questi diversi eventi mi hanno riportato alla memoria quando ho incontrato per la prima volta Glyn e gli altri membri del managing council dell’International Society of Sport. E’ stato a Varna, Bulgaria, nel 1987, avevo 32 anni e in quel momento per me fu abbastanza incredibile partecipare a un meeting del managing council, al posto di Ferruccio Antonelli che non aveva voluto partecipare, per parlare del futuro della rivista e soprattutto per ottenere che qualcuno di loro, Robert Singer, John Salmela, Lars Unestahl, Miroslav Vanek o Glyn Roberts assumesse la responsabilità scientifica del Journal. Furono molto friendly con me, come lo sanno essere i Nord-Americani, forse anche per la ragione che si aspettavano un persona anziana e formale, un po’ nello stile di Antonelli. E quindi rimasero sorpresi quando mi conobbero. C’era molto tempo libero, passato a giocare a tennis, correre e fare passeggiate. Avevo letto il libro di John Silva III e Robert Weinberg intitolato “Psychological Foundations of Sport” e, quindi, conoscevo i capitoli di John Salmela e Glyn Roberts a cui non smettevo di fare domande sulla motivazione piuttosto che sulle origini della psicologia dello sport e il suo ruolo in Nord America.
Certamente molto gentili ma nessuno voleva prendersi la responsabilità della rivista. Conoscevano Antonelli e sapevano che sarebbe stato difficile collaborare con lui, data la sua storia nell’ISSP e anche perché era sua abitudine pubblicare tutti gli articoli che venivano inviati al Journal, senza applicare alcuna forma di revisione. Dissi che ero a conoscenza di questa modalità di gestione della rivista ma che da solo non avrei mai potuto modificare questo tipo di approccio e che, oltretutto non avevo la competenza per gestire una rivista scientifica.
Alla fine della discussione, John Salmela alzò la mano, dicendo in sostanza: “Ok, sono disposto ad aiutare il Journal, perché in ogni caso rappresenta l’International Society of Sport Psychology”. Le sue condizioni erano che lui ed io fossimo i nuovi co-editor, che Antonelli si ritirasse e su questa base avremmo costruito il sistema per migliorare la qualità scientifica del Journal. Le cose non andarono esattamente in questo modo, poiché Antonelli restò ancora per qualche tempo nel ruolo di editor-in-chief, non svolgeva nessuna funzione ma voleva mantenere agli occhi del mondo esterno il ruolo di leader. Comunque il sistema che mettemmo insieme funzionò e, in quegli anni, il Journal accrebbe in qualità scientifica. Con John abbiamo lavorato molto, passando anche del parecchio tempo insieme in Canada prima a Montreal e poi a Ottawa e in Italia, a Roma. Siamo diventati amici e ci siamo visti ogni anno per più di venti anni. Un altro incontro con il managing council fu a Ottawa nel 1992 (come nella foto qui sotto).
Da sinistra, Pierre Trudel, Alberto Cei, poi Jurgen Nitsch, Gerd Konzag, John Salmela, Robert Singer, Denis Glencross, Gershon Tenenbaum, Marit Sorensen, Glyn Roberts, Atsushi Fujita, Semen Slobunov, Sidonio Serpa, Richard Magill, Carlos Moraes e Terry Orlick.