Archivio per il tag 'speranza'
Mancano poche giornate alla conclusione del campionato di calcio e Rudi Garcia, allenatore della Roma, continua a sperare che qualcosa di positivo per la squadra possa ancora accadere anche se la Juventus ha un vantaggio di 8 punti. Da dove nasce questa speranza nella mente di Garcia?
“Snyder, Irving & Anderson (1991, as cited in Snyder, 2000, p.8) define hope as “a positive motivational state that is based on an interactively derived sense of successful (a) agency (goal-directed energy) and (b) pathways (planning to meet goals)” .
Hope theory can be subdivided into four categories: goals, pathway thoughts, agency thoughts and barriers. Goals that are valuable and uncertain are described by Snyder (1994, as cited in Snyder, 2000, p.9) as the anchors of hope theory as they provide direction and an endpoint for hopeful thinking. Pathway thoughts refer to the routes we take to achieve our desired goals and the individual’s perceived ability to produce these routes (Snyder, 2000). Agency thoughts refer to the motivation we have to undertake the routes towards our goals. Barriers block the attainment of our goals and in the event of a barrier we can either give up or we can use our pathway thoughts to create new routes.” (From http://www.positivepsychology.org.uk/pp-theory/hope/100-what-is-hope-and-how-can-we-measure-it.html)
Questa definizione si adatta bene alla Roma, poiché la squadra ha costruito la sua fiducia tramite i risultati e la coesione di squadra, mettendo la sua energia in questa direzione e mostrando durante tutta la stagione la strada che ha preso per raggiungere la posizione attuale.
Federico Rampini nel suo ultimo libro intitolato “Alla mia sinistra” in cui parla di globalizzazione e mercato, introduce un concetto psicologico denominato “la redistribuzione della speranza” e che riprende da un articolo pubblicato da The Economist. Si dice che negli ultimi 400 anni il mondo occidentale ha goduto di un vantaggio comparativo sul resto del mondo che ha permesso una visione ottimistica dello sviluppo della società e del progresso ma che ora la fiducia nel futuro si è spostata su altri paesi. Infatti, questo atteggiamento positivo è presente solo più nel 30% degli americani e meno ancora fra gli europei; di contro l’’87% dei cinesi, il 50% dei brasiliani e il 45% degli indiani sono convinti che il loro paese stia andando nelle giusta direzione. The Economist esorta “Va a Est, giovane uomo”. L’UNESCO ha, inoltre, rilevato che in cinque anni, dal 2002 al 2007, le ricerche scientifiche effettuate nei paesi che stanno avendo la crescita maggiore sono passate dal 30% al 38%. Che possono fare individualmente i giovani italiani? Andare a vedere il resto del mondo – suggerisce Rampini – quello che non è Occidente. Fare esperienze di vita e di studio anche temporanee, respirare un’altra aria piena di fiducia e di energia. Provare a vivere dove è ora la speranza, per imparare.
I ragazzi e le ragazze italiane abbandonano lo sport a 14 e 11 anni. Siamo uno dei paesi del mondo occidentale con meno laureati ed è appena stata pubblicata una ricerca da cui emerge che solo il 21% dei nostri giovani è convinto che lavorerà nell’azienda in cui vorrebbe impiegarsi contro il 35% degli inglesi, il 37% degli svedesi e il 38% dei francesi. Bene! Continuiamo così a negare la realizzazione dei sogni e a allontanarli dallo sport e dallo studio.
Era ora che qualcuno osasse parlare di speranza, giacchè siamo in Italia. Lo ha fatto Emanuela Audisio su Repubblica di oggi, un articolo da conservare perchè non è rivolto al presente ma parla del futuro e cioè dei nuovi talenti dello sport italiano. Dalle dichiarazioni di questi ragazzi appare evidente che non sono degli sfaticati, come spesso si sente dire dagli allenatori, al contrario hanno idee chiare e precise e conoscono molto bene cosa vuole dire sacrificarsi per un obiettivo. Diciamolo: sono giovani che coltivano il loro sogno e non credo che nella vita di una persona vi sia qualcosa di più coinvolgente del poterlo fare. Giovani così praticano golf, tennis, ginnastica artistica, scherma, nuoto, tiro a volo, salto in alto e calcio. Sono ragazze e ragazzi tra 14 e 20 anni. Dalle frasi dei ragazzi riportate nell’articolo si evidenzia ciò che le ricerche sullo sviluppo dei talenti hanno evidenziato. Il primo aspetto è il ruolo decisivo dei genitori nel sostenere i loro figli in termini di stabilità psicologica (e ovviamente economico) e nel farli continuare negli studi. Il secondo aspetto è avere allenatori di alto livello “nonostante” la loro giovane età. Il terzo aspetto è l’elevato grado di consapevolezza che questi giovani hanno già sviluppato in relazione alla loro vita quotidiana extrasportiva e agli obiettivi sportivi che si pongono. Quarto, sanno che lottano per il vertice sportivo assoluto e ne sono contenti.