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Tour de France: la mentalità di Pogacar e Vingeggard a confronto

La mentalità di Tadej Pogačar

Tadej Pogačar un ciclista professionista sloveno che ha raggiunto la ribalta internazionale vincendo il Tour de France nel 2020 e nel 2021. Il successo di Pogačar può essere attribuito a diversi fattori, tra cui le sue eccezionali capacità fisiche, la pianificazione strategica delle gare e la sua mentalità.
La mentalità di Pogačar è spesso descritta come determinata, concentrata e disciplinata. Possiede una forte etica del lavoro e una spinta incessante a raggiungere i suoi obiettivi. La sua mentalità gli permette di rimanere motivato e di spingersi al limite, sia in allenamento che in gara.

Un aspetto decisivo della mentalità di Pogačar risiede  nella capacità di mantenere la calma sotto pressione. Nel Tour de France del 2020, alla penultima tappa, una cronometro, era in ritardo rispetto al leader della corsa, Primož Roglič, con un margine significativo. Tuttavia, Pogačar mantenne la calma e fornì una prestazione eccezionale, superando il tempo di Roglič e assicurandosi la vittoria finale.

La mentalità di Pogačar comprende anche una notevole fiducia nelle proprie capacità e una visione positiva. Affronta ogni gara con fiducia, sapendo di essersi allenato e preparato a dovere. Questa mentalità positiva lo aiuta a superare le sfide e le battute d’arresto durante la gara, permettendogli di rimanere concentrato sulle sue prestazioni e di sfruttare al meglio le sue opportunità.

Inoltre, Pogačar dimostra la volontà di imparare e adattarsi. Analizza le sue prestazioni dopo ogni gara, individuando le aree di miglioramento e modificando di conseguenza il suo allenamento. Questa mentalità di crescita gli consente di evolversi continuamente come ciclista e di puntare a successi sempre maggiori.

In sintesi, la mentalità di Tadej Pogačar gioca un ruolo fondamentale nei suoi successi al Tour de France. La sua determinazione, la concentrazione, la compostezza sotto pressione, la fiducia e la volontà di imparare contribuiscono al suo successo come ciclista professionista.

Mentalità di Jonas Vingegaard

Vingegaard ha dimostrato una mentalità impressionante durante i passati il Tour de France. Jonas Vingegaard, ciclista danese, ha debuttato al Tour de France nel 2021 come membro del Team Jumbo-Visma. Ha dimostrato la sua forza mentale e la sua determinazione, in particolare durante le tappe di montagna, note per essere estenuanti e fisicamente impegnative.

La mentalità di Vingegaard è stata evidente nella sua capacità di rimanere concentrato e composto, anche in situazioni difficili. Ha dimostrato la volontà di assumersi dei rischi e di spingersi al limite, cosa fondamentale in una gara impegnativa come il Tour de France. La sua forza mentale gli ha permesso di mantenere un alto livello di prestazioni e di competere con alcuni dei migliori ciclisti del mondo.

Uno dei momenti salienti del Tour de France di Vingegaard è stata la sua impressionante corsa nelle tappe di montagna, dove ha messo in mostra le sue capacità di scalatore. È rimasto costantemente in testa al gruppo, attaccando quando necessario e rispondendo agli attacchi degli altri corridori. Questo ha dimostrato non solo le sue capacità fisiche, ma anche la sua forza mentale nel prendere decisioni strategiche al volo.

Inoltre, la mentalità di Vingegaard è stata fondamentale per affrontare le battute d’arresto e adattarsi alle circostanze inaspettate. In una corsa lunga e impegnativa come il Tour de France, possono verificarsi eventi imprevisti come cadute o problemi meccanici. Vingegaard ha dimostrato resilienza e un atteggiamento positivo di fronte alle avversità, che gli hanno permesso di riprendersi e di continuare a ottenere ottime prestazioni.

Nel complesso, la mentalità di Jonas Vingegaard durante il Tour de France è stata caratterizzata da determinazione, durezza mentale e capacità di adattamento. Queste qualità hanno giocato un ruolo fondamentale nel suo successo nella corsa, compreso l’impressionante secondo posto nell’edizione 2021. Con una mentalità così forte, Vingegaard ha il potenziale per continuare ad avere un impatto significativo nelle future edizioni del Tour de France.

Il bellissimo ciclismo di Vingegaard e Pogacar

Il Tour de France ci ha riportato alle grandi sfide del passato, quelle tra ciclisti che voglio vincere e si danno battaglia. Vingegaard e Pogacar quest’anno ci hanno fatto vivere questa condizione epica con il loro duello senza fine. Mancava da molti anni questo confronto diretto come quello del periodo leggendario del ciclismo fra Coppi e Bartali.

Per molti anni queste gare sono state territorio solo di grandi squadre che dominavano principalmente  grazie all’organizzazione di squadra (per non parlare degli anni anni ruggenti del doping). Questi due atleti di 23 e 25 anni ci hanno trasmesso invece il piacere del tentare il tutto per tutto che è una delle dimensioni tipiche del ciclismo. Ci hanno anche dimostrato la loro correttezza, quando oggi Pogacar è caduto in discesa e il suo avversario ha rallentato per aspettarlo. Un gesto da campione che non vuole vincere approfittando di una caduta accidentale dell’altro.

Il ciclismo a tappe a uno sport di fatica totale, dove si vede lo sforzo in modo evidente. Dove c’è anche la passione delle centinaia di migliaia di spettatori che aspettano su una montagna per tutto il giorno di vedere passare i corridori per qualche secondo. Non c’è un altro sport che ha questo tipo di pubblico.

Nonostante lo sviluppo tecnologico, scientifico e organizzativo il ciclismo continua a restare uno sport semplice dove vince chi ne ha di più nelle gambe. Questa è una buona notizia.

L’intensità della morale individuale

“Dignità. Chissà se il significato di questa parola riuscirà mai a fare breccia nello sport dei dannati dell’epo”  (Eugenio Capodacqua) che l’indagine della Commissione del Senato francese sul Tour de France del 1998 ha rivelato e fra cui si trovano anche Marco Pantani (vincitore di quell’edizione della corsa) e Mario Cipollini. La mia idea è che non ci può essere dignità se non in presenza di un certo grado d’intensità morale personale. Può essere così descritta:

“Un’ulteriore dimensione psicologica che è emersa come rilevante per spiegare le condotte illegali riguarda lo sviluppo morale, inteso come l’abilità a riconoscere un dilemma etico ed a fronteggiare situazioni etiche. L’intensità della morale individuale influenzerebbe le quattro fasi del ciclo decisionale morale: il riconoscimento dell’esistenza di un problema morale; il formulare un giudizio morale, il formare azioni morali  e l’agire seguendo queste intenzioni. Queste fasi interagiscono pure con le sei dimensioni che costituiscono l’intensità morale:

  1. la rilevanza dei risultati – si riferisce alla somma dei benefici determinati dall’avere portato a termine un’azione;
  2. il consenso sociale – si riferisce all’estensione dell’accettazione riguardante l’eticità dei comportamenti;
  3. la probabilità – si riferisce a quanto percentualmente si ritiene  ipotizzabile che le  conseguenze abbiano un effetto positivo;
  4. l’immediatezza temporale – consiste nella quantità di tempo che trascorre tra il termine dell’azione e l’inizio delle conseguenze;
  5. la prossimità – definisce in che misura chi usufruirà delle conseguenze potrà venire identificato come beneficiario o vittima;
  6. l’effetto di concentrazione – si riferisce al numero di persone interessate ai risultati ottenuti”.

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